Hotel del libero scambio

di G. Feydeaulocandina [Convertito]

Interpretazione, adattamento e regia di Andrea Doria, in scena al Teatro Centrale di Ostia, nel gennaio 2002.

Trama

La trama di questa commedia brillante in tre atti, una delle più note “pochade” di Georges Feydeau, è basata su equivoci e scambi di persona. Il signor Pinglet, stufo del caratteraccio della moglie, e la signora Paillardin, esasperata dalla mancanza di attenzioni del marito, fanno di tutto per arrivare a consumare un adulterio, ma alla fine innumerevoli disavventure impediranno il “fattaccio”. Il luogo destinato a consumare una notte di passione è l’Hotel del Libero Scambio, scelto dal Signor Pinglet in base ad un volantino pubblicitario, che lo definisce “consigliabile alle coppie sposate…tra di loro o separatamente!”. In quell’albergo si trova, malauguratamente, anche il Signor Paillardin, perito designato dal Tribunale in quanto si sospetta che l’albergo sia abitato dagli spiriti. Come se non bastasse, nella stessa notte l’albergo viene occupato anche dal Signor Mathieu, un vecchio amico dei coniugi Pinglet, con i suoi figli, e dall’ingenuo Massimo, nipote del signor Paillardin, in compagnia di Vittoria, la domestica dei signori Pinglet, che lo vuole iniziare alle gioie dell’amore..
Sorpresi dalla Polizia, gli aspiranti adulteri danno entrambi false generalità, finendo col mettere nei guai gli ignari coniugi. Intrecci e colpi di scena a non finire, fino ad arrivare ad un finale a sorpresa.

Note di regia

I mariti delle donne che ci piacciono sono sempre degli imbecilli
Attraverso questo aforisma capiamo subito lo spirito della commedia e dell’autore : mettere in croce i viziacci della borghesia. Una borghesia messa sotto la lente d’ingrandimento da Georges Feydeau (1862-1921) 107 anni fa ed ancora alle prese con i medesimi problemi: prosopopea, apparenza, inganni, tradimenti, scambi di persona rubati alla commedia greco-latina. Come nei finali dei film di Bunuel, questi buoni borghesi se ne andranno verso il nulla sorridente che li circonda in ogni azione della propria vita.
Gli attori si sono messi di buon grado ad assecondare il surrealismo necessario ad attualizzare certe strutture troppo ottocentesche della commedia in questione.
La scenografia, che necessiterebbe di soluzioni troppo costose per la forza economica del gruppo, invita gli spettatori ad immergersi in una dimensione dove se si vede un pannello si immagina un salone, se si intravede una porta si immagina una scala…..
Uno spettacolo d’evasione, dunque, ma attenzione al vostro vicino di poltrona, sta facendo l’occhiolino a vostra moglie…..E non credete alla storia del tic nervoso.
Sergio Doria

Aggiungi ai preferiti : permalink.

I commenti sono chiusi.