La fortuna con la “F” maiuscola – Comunicato stampa

La fortuna di Eduardo conquista la capitale

Dopo il grande successo ottenuto al ‘Teatro 7’ di Roma per la commedia in tre atti ‘La fortuna con la EFFE maiuscola’ di Eduardo De Filippo e Armando Curcio, la compagnia ‘Attori&company’ diretta dall’attore e regista napoletano Mario Antinolfi apre il 2012 con ulteriori repliche nella sala ‘Nino Manfredi’ di Ostia – dall’10 al 15 gennaio – e presso il nuovo teatro capitolino ‘San Paolo’ dal 17 al 22 gennaio 2012. La rappresentazione, che ad oggi ha registrato il tutto esaurito in ogni serata prevista nella stagione, ha goduto di un gradito riscontro di pubblico e critica per l’accorto adattamento dell’opera, ricchissima di richiami e riferimenti alla più profonda cultura popolare partenopea. Rispettando i canoni dell’umorismo tragicomico di De Filippo, Mario Antinolfi ha infatti saputo trasporre in questa commedia il senso più valoriale del suo messaggio di fondo, ovvero l’importanza della famiglia in quanto ‘pietra angolare’ della nostra società, una ricchezza ben più preziosa di tutti i colpi di fortuna che, nella vita, ci possono capitare. Si tratta di un’opera esilarante, un vero e proprio ‘classico’ del teatro napoletano, che si rifà alla commedia dell’arte e alla farsa con il semplice intento di divertire ed emozionare il pubblico. E’ un testo scritto nel 1942 dal grande Eduardo De Filippo, in collaborazione con uno dei principali autori e commediografi contemporanei, Armando Curcio, noto in quanto fondatore dell’omonima casa editrice. È una comicità che riesce a emergere dal dolore e dalle lacrime, dipingendo situazioni grottesche, alle volte apparentemente poco realistiche. Gli autori abbinano anche una morale, un contenuto che porta lo spettatore a riflettere su alcuni aspetti antropologici della vita dell’uomo, evidenziandone le condizioni di bisogno morale, materiale e di giustizia. Il tema è quello della povertà e della fatica di tirare avanti ogni giorno: problemi, purtroppo, ancora attuali per tante famiglie italiane, sebbene Eduardo abbia scritto questa commedia quasi 70 anni fa. Il protagonista, Giovanni, vive insieme alla sua sconfortata moglie Cristina – una donna provata dalla vita e ormai rassegnata – e il cognato Erricuccio, con il quale c’è un completo disaccordo. Erricuccio è un uomo rimasto bambino, tanto da credere di essere il loro figlio. Il protagonista, insieme alla sua famiglia, è talmente povero che vive sempre col desiderio di fare soldi con qualsiasi espediente, come se la fortuna di fare danaro potesse risolvere ogni problema. Finisce così per mettersi nei guai e, pur di racimolare qualche soldo, firma ‘carte false’. Tuttavia, nel finale arrivano la tanto attesa ‘buona sorte’ e i bramati soldi, anche se la vera ‘fortuna’ – quella con la ‘F’ maiuscola – sarà la riconquista dell’affetto della famiglia, degli amici e di tutti coloro che fanno parte della sua vita. Mario Antinolfi, da autentico ‘maestro’ del teatro partenopeo, è insomma riuscito a riadattare quest’opera dandole quei contorni di universalità che la rendono accessibile a un pubblico anche non napoletano. La commedia, infatti, è recitata in dialetto, ma il regista è riuscito a ‘smussare’ quei caratteri di peculiarità linguistica, al fine di riportarla su un terreno culturale di carattere ‘nazionale’. Ciò, tuttavia, senza perdere il senso e il ‘sapore’ delle tradizioni popolari più profonde della città del Vesuvio. Napoli è infatti una città con un passato da capitale europea, che inevitabilmente propone una nazionalità propria, un’identità precisa, fortemente caratterizzata. La delicatezza dell’operazione e l’amore stesso che il regista Antinolfi è riuscito a trasmettere nella rappresentazione appare come un elemento di riflessione e di merito assai interessante, in un momento storico in cui risulta prezioso riflettere sulle molteplici ‘italianità’, sulle nostre stesse tradizioni, non per farne una sintesi di ‘appiattimento’, bensì per trovare la giusta ‘media ponderata’. Arricchiscono la storia, le musiche originali di Roberto Antinolfi e l’accurata scenografia di Clara Surro.

Roma, 28 dicembre 2011

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